Non piango facilmente e quando accade non è detto sia per la scomparsa di figure chiave nella mia vita come quando il 14 ottobre 2013 si spense mio padre Rolly e lo scorso 20 febbraio mia madre Graziella. Mi commuovo quando rivedo Notting Hill, mi viene da singhiozzare nel corso di Momenti di gloria, esplosi di gioia per Massimo Bottura primo, per la prima volta, ai 50 Best nel 2016 a New York e così per alcuni momenti sportivi legati allo sci e al calcio.
Stamane ho pianto per la morte di Aimo Moroni e mentre riavvolgo tante pellicole della mia vita, mi accorgo che, genitori a parte, non era mai accaduto prima per una persona, forse perché è nel destino di ognuno salire in cielo. Si dice che siamo di passaggio. Verissimo, ma che passo teniamo camminando la Terra? Che punti tocchiamo? Qual è la nostra cifra e cosa gli altri ci riconoscono al netto di invidie e gelosie?
Non ricordo quando mi accomodai per la prima volta in via Montecuccoli, che non era più la via sterrata degli anni Sessanta ma che, comunque, andava cercata all’estrema periferia occidentale di Milano. Di quello che da anni è Il Luogo di Aimo e Nadia, se ne parlava in casa già mezzo secolo fa perché Giorgio Falck, in versione armatore e skipper, aveva chiesto proprio ad Aimo di riempirgli la cambusa le due volte che circumnavigò il globo, nel 1973 e nell’82.

La cucina del toscano non spaventava come in genere accade con i piatti degli stellati. C’è una foto nella quale posa davanti a incredibili cassette colme di porcini. I funghi, allergie e gravidanze a parte, piacciono a tutti come le salse di pomodoro, il paté e il salame, non era difficile acquolinare alla tavola del Luogo. Però va pure detto che non è nemmeno facile…
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