Matteo Baronetto, ex ombra pensante di Carlo Cracco a Milano, da cinque anni alla guida del Cambio a Torino, ospite questa settimana di Identità Golose Milano, ha rilasciato una gran bella intervista a Gabriele Zanatta che si può leggere cliccando qui.
Mi sono soffermato in particolare sui passaggi legati a innovazione e critica gastronomiche. Riporto il passaggio sui social: «Quasi sempre le foto vincono sul racconto. I social creano appeal dove non c’è. Su Instagram sembra tutto buonissimo, ma così si crea solo un’attesa esagerata, poi quasi sempre disattesa. La bellezza di un piatto è nel gusto, non nell’aspetto, ha scritto per voi il critico Philippe Regol. È verissimo. Del resto, il Rognone coi ricci di mare (piatto simbolo da Cracco, ndr) sarà mica un piatto bello?».
Non lo è affatto, ma era strepitoso, profondo e mai banale. Ti costringeva a pensare, cosa che non succede davanti a proposte rassicuranti e note proprio perché si conoscono bene.
Impegnato in questi giorni nella giuria del Girotonno a Carloforte in Sardegna, isola di San Pietro, ho pensato che, a furia di giudicare nella galassia web i piatti per il loro tasso di bellezza, arriverà il giorno in cui i giudici in carne e ossa non saranno più imprescindibili per avere opinioni, dibattito e premi. Tutto verrà caricato in rete e votato da chiunque sia collegato con quell’evento.
Del resto, se il bello diventa più importante del buono, perché dobbiamo mangiare le varie proposte e magari pure ingrassare? Basterà un clic. E trionferà definitivamente l’ignoranza.