Spaghettino ‘ncastagnatu, zafferano e ragù di triglia, il piatto più interessante di Alberto Angiolucci, chef e patron di Angiò a Catania
Catania venerdì scorso 19 dicembre, volo puntuale, auto a nolo pronta e subito ritirata, che fare vista l’ora, l’una, se non pranzare? Ma dove? Al 28/h di viale Africa dove Alberto Angiolucci, catanese, 29 anni l’anno prossimo, nel giugno 2022 ha aperto prima una macelleria di mare e poi vi ha aggiunto un ristorante battezzandolo Angiò. Lì per lì ho pensato stesse per anchovy, acciuga in inglese. In parte è vero, un’assonanza che ne richiama una seconda ben più marcata, le prime cinque lettere del cognome del patron, Angiò da Angiolucci.
Entri, ti accomodi e ti colpisce lo spazio della cucina, ben più ampio di quello riservato alla sala. Però vi sono lavori in vista con l’apertura sull’isola di un laboratorio, ma anche a Milano dove Alberto è cresciuto professionalmente, dove ha conosciuto l’amore e dove conta di aprire un locale senza rinunciare all’attuale. Già pendolare per via del cuore, lo sarà anche per lavoro.
Folgorato da Josh Niland e un nuovo modo di vivere il pesce, più maturato che fresco di giornata, sa tradurre le sue personali idee in piatti reali che possono essere dei salumi di mare oppure il cavallo proposto con mela verde, finocchietto e tartare di pesce e la seppia cruda, midollo alla brace e crescione. Sono esempi, il pasto ha seguito altri sentieri toccando anche lo Spaghettino ‘ncastagnatu, zafferano e ragù di triglia. ‘Ncastagnatu sta per croccante e ricorda il primo strato delle lasagne ben cotte, croccanti per l’appunto.
Sorprendenti. Ha detto Alberto: «Sono prodotti dall’azienda…
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