Il grande limite della ristorazione di Firenze e della Toscana è la sua qualità, il piacere a tutti, italiani e stranieri, tanto che, nella stragrande maggioranza delle insegne, i ristoratori vanno sul sicuro e propongono le stesse cose, un po’ per non rischiare e un po’ per carenza di idee. Il Caffè dell’oro è una felice eccezione. Il bistrot del Portrait Firenze dà sul Lungarno degli Acciaiuoli 4, Pontevecchio è lì a un niente e la mattina è bello fare colazione sul marciapiede perché ci si ritrova sul lato in ombra dell’Arno e per un po’ di tempo ancora le auto non possono transitare per dei lavori in corso.
Lo chef è nuovo e sardo, Luca Armellino, classe 1985, tante esperienze stellate, quindi il Portrait fiorentino dove ha portato alcuni piatti del 10-11 della struttura di Milano come La Pasta in bianco o l’idea del Minestrone freddo che fa tanto tradizione meneghina. E in carta, alla voce Piatto speciale, quello che non ti aspetti: la cotoletta Orecchia di elefante che certo non appartiene al capoluogo toscano. Ma piace agli stranieri che sono meno attenti alla geografia gastronomica del Buon Paese. Ricordo come a Napoli, di fronte alla stazione Centrale, un bar pasticceria mettesse in vetrina sicilianissime cassate che, se tenute in disparte, nessuno avrebbe notato e comperato. E le pastiere? Basta chiedere, tutti sanno che nel golfo sono una presenza costante.
Con tanta scelta, ho letto e riletto le varie voci saltando le tapas e puntando come punto di partenza su un’Insalata di pomodori, Pomodori del Mugello in diverse consistenze e acidità, pomodorini confit in…
Continua a leggere qui.