Il 10 dicembre a New Delhi, una settimana fa esatta, la Cucina Italiana è diventata patrimonio immateriale dell’umanità, un traguardo tagliato dopo un cammino di cinque anni, in pratica dall’Italia chiusa per pandemia siamo arrivati all’Italia che festeggia un riconoscimento nel quale ben pochi credevano un lustro fa.
Alla velocità della luce, la persona che ci ha creduto prima di tutti e più di tutti, Maddalena Fossati, direttrice del mensile La Cucina Italiana, ha presentato ieri sera, martedì 16, da Marchesi in Galleria Vittorio Emanuele, il libro in cui si racconta per i tipi di Maretti Editore. Lo ha intitolato Prendo fiato, come ho portato la cucina italiana all’Unesco perché è come se avesse sostenuto una maratona via l’altra, una teoria di corse che avevano un solo traguardo, quello di sette giorni fa. Se in India l’Unesco non avesse riconosciuto i meriti della nostra cucina, si sarebbe ritrovata, non solo lei ovviamente, con nulla in mano, come Pirro ventitré secoli fa.
Invece eccola prendere fiato e presentare il suo racconto con Carlo Cracco accanto. Attenti però, Maddalena si rilasserà quando basta. Come si è ben capito dalle parole di Cracco, il bello inizia adesso. Il carro del vincitore è sovraccarico, ma in tanti sono lì senza autentici meriti e ne scenderanno non appena si spegneranno le luci accese a New Delhi.