Il primo gradino è nel segno dell’alchimia tanto che il ristorante di Rasmus Munk a Copenhagen si chiama Alchemist e il nome è azzeccatissimo perché evoca una realtà con tratti comuni alle favole e ai sogni, la ricerca di eventi che stravolgono la realtà e i dna più disparati, il sogno dei metalli che diventano oro. Poi si sale di un livello ed ecco Spora, sempre nella capitale danese, stessa via, Refshalevej, ma al capo opposto. Nel caso in questione il termine spora va intenso come riproduzione, pensiamo ai funghi, ma il lavoro nel suo complesso come la nascita di nuove materie prime, vedi la carne allevata o il cioccolato che assaggi al piano terra di una casa che fino alla pandemia ospitava il ristorante di Matt Orlando e sfido tutti a dire che quel salsicciotto grigliato non è di polpa e grasso di maiale macinati o non vi è cacao nel cioccolatino.
Lo chef, nato nell’aprile 1991 nello Jutland, aprì nella capitale un primo Alchemist nel 2015, lui 24enne, per chiuderlo due anni dopo per ripensarlo dove è ora, costo finale 15 milioni di euro. Lo aprì nell’estate 2019, Spora sarebbe arriva ben dopo, nel 2023, ed è ancora lontana dalla struttura definitiva, mancano un paio di anni di lavoro. Del resto, non è stato ancora scelto il quartiere dove erigerla, le opzioni sono due, e per procedere nelle attività di laboratorio si appoggia a strutture sparse qua e là. A guidare il tutto, assieme con Munk, Mette Johnsen, Ceo di Spora e già mente di Novonesis, dal greco genesis, azienda che intende cambiare, segnare un nuovo inizio nel segno della…
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